martedì 24 dicembre 2013

Europa, i legislatori del futuro, Barbara Spinelli



Europa, i legislatori del futuro 
di Barbara Spinelli
Sei anni sono passati dall’inizio della crisi, e tre sono gli stati d’animo di chi in Europa governa lo squasso o lo patisce. C’è chi si complimenta con se stesso, convinto che il peggio sia alle spalle: nei Paesi debitori le bilance di pagamento tornano in pareggio, l’intervento lobotomizzatore è riuscito, anche se il paziente intanto è stramazzato. Ci sono i catastrofisti, che ritengono euro e Unione un fiasco.
Di qui l’appello a riprendersi la sovranità monetaria sconsideratamente immolata. Infine ci sono gli europeisti insubordinati: essendo la crisi non finanziaria ma politica, è l’Unione che urge cambiare, subito e radicalmente.
I veri rivoluzionari sono gli ultimi, perché vogliono scalzare il potere delle inette oligarchie che l’hanno guastata e crearne un altro, non oligarchico. La questione della sovranità sequestrata non viene affatto negata, ma posta in altro modo: esigendo accanto alle malridotte sovranità statali una sovranità europea effettiva, solidale e quindi federale, dotata di una Banca centrale prestatrice di ultima istanza. Nietzsche li avrebbe chiamati i «legislatori del futuro», dediti a un «compito colossale» ma ineludibile: non contentarsi di constatare la crisi, ma «determinare il Dove e Perché» del cammino umano, fissando nuovi princìpi.
Sono gli unici in grado di adottare l’antica, nobile filosofia scettica: la realtà costituita è apparenza, e il compito colossale consiste nel confutarla col pensiero e gli atti. A ogni tesi corrisponde un’antitesi: il mondo non è senza alternative. Quest’ultimo è insensato oltre che menzognero, ragion per cui i rivoluzionari sono avversari dell’immobilismo, che professa l’Europa a parole. Quando sentono parlare di bicchiere mezzo pieno s’impazientano, perché un pochetto di vino va bene per i tempi tiepidi, non per i bollenti. Non a caso la parola greca skepsis significa ricerca, indagine: gli scettici si dissero “ricercatori”, visto che tutte le questioni erano aperte.
Non stupisce che umori analoghi si manifestino a Atene, nei programmi di Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale ellenica ed europea. La Grecia infatti è stata non solo un Paese immiserito dal trattamento deflazionistico. L’hanno usata come cavia, come animale da esperimento biologico. Biologico alla lettera: quanto e come avrebbe resistito, viva, alla cura da cavallo? Non ha resistito. La bilancia dei pagamenti è risanata ma si è gonfiato un partito nazista, Alba Dorata. Dal paese-cavia giungono notizie costernanti: ai suicidi, s’aggiungono quest’inverno i morti carbonizzati da malconce stufe a legna, usate quando non hai soldi per l’elettricità (sito di Kostas Kallergis). Tra i legislatori del futuro non dimentichiamo i Verdi di Green Italia.
Lista Tsipras e Verdi potrebbero unire gli sforzi, se non saranno esclusi dal Parlamento europeo che sarà eletto il 22-25 maggio.
La lotta non è tra europeisti e antieuropeisti (i poli sono tre, non due). È tra chi si compiace in pigri rinvii, chi fugge, e chi vuol scompigliare l’Unione disunita. Questo pensano i firmatari dell’appello di domenica sul Manifesto.
È urgente — dicono — un’inversione di tendenza, che affidi alle istituzioni nazionali e comunitarie il compito di realizzare politiche espansive, e alla Banca centrale europea una funzione prioritaria di stimolo alla crescita: «Ammesso che considerare il pareggio di bilancio un vincolo indiscutibile sia potuto apparire sin qui una scelta obbligata, mantenere tale atteggiamento costituirebbe d’ora in avanti un errore imperdonabile, e la responsabilità più grave che una classe dirigente possa assumersi al cospetto della società che ha il dovere di tutelare». Tra le firme: Stefano Rodotà, Luciano Canfora, Marcello De Cecco, Adriano Prosperi, Guido Rossi, Salvatore Settis.
C’è una cosa che abbiamo capito, in questi anni: l’Europa così com’è — e forse le democrazie — non sono attrezzate per pensare e affrontare le crisi, se per crisi s’intende non un’effimera rottura di continuità ma un punto di svolta, un’occasione che ci trasforma. Crisi simili sono temute, perché minano oligarchie dominanti e ricette fondate su vecchie nozioni di Pil, oggi molto contestate. Come nella peste di Atene o nella guerra civile di Corcira (Corfù), narrate da Tucidide, la corruzione dilaga e gli uomini diventano «indifferenti alle leggi sacre come pure a quelle profane» (alle costituzioni democratiche, oggi). Nessuno crede che otterrà giustizia e uguaglianza («Nessuno sperava di restare in vita fino al momento della celebrazione del processo e della resa dei conti»). Quanto ai capi della fazioni di Corcira: «A parole servivano lo Stato; in realtà lo consideravano alla stregua del premio di una gara ».
Quello che abbiamo visto in questi giorni a Lampedusa e a Roma — in centri sfacciatamente chiamati d’accoglienza — è rivelatore: uomini e donne denudati per ripulirli d’una scabbia contratta dopo l’ingresso nei recinti, e a Roma ribelli che si cuciono le bocche. Chi ha visto il film di Emanuele Crialese (Nuovomondo) ricorderà la vergogna di Ellis Island, presso la statua della libertà a New York: l’umiliazione dei controlli medici, fisici, mentali, cui i trapiantati erano sottoposti.
Isola delle Lacrime, era chiamata. Il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini va oltre: denudare in pubblico un essere umano ricorda i Lager.
 Se la crisi è paragonabile a una peste, se sconvolge costituzioni e democrazia, se secerne rabbie tanto vaste (la Lega parla di «euro criminale »), non bastano più i piccoli progressi di cui si felicitano i governanti. Esemplare è l’Unione Bancaria concordata il 18 dicembre a Bruxelles dai leader europei. È stata descritta come un «risultato storico». In realtà è un inganno, spiegano critici seri come Wolfgang Münchau e Guy Verhofstadt sul Financial Times, o Federico Fubini su Repubblica. L’unione delle banche vedrà la luce solo fra 10 anni, come se la crisi non esistesse già adesso, e le somme che saranno allora a disposizione delle banche in difficoltà sono ridicole: appena 55 miliardi di euro, «quanto basta per un unico intervento di medie dimensioni (una sola banca, ndr), a fronte di bilanci bancari che in totale valgono 25 mila miliardi» (Fubini, 20-12). Anche l’economista Rony Hamaui, sul sito Voce. it, è esterrefatto: è bene che non siano i contribuenti ma i privati a pagare, ma la somma in cantiere è niente, «se pensiamo che i governi europei hanno mobilitato in questi anni risorse per oltre 4500 miliardi ». Angela Merkel ha voluto quest’accordo al ribasso: la sua rielezione, e la coalizione con i socialdemocratici, sono non un progresso ma una regressione e una chiusura.
 Non è la prima volta che l’Europa si trincera nell’ottusità, davanti a scosse gravi. Anche in politica estera è così. Parigi ad esempio chiede aiuti per gli interventi in Africa, ma si guarda dal condividere e discutere la sua politica estera con il resto dell’Unione, e con Berlino che lo domanda da quando nacque l’euro.
Purtroppo le dittature sembrano più equipaggiate delle democrazie, di fronte alle crisi e alle rivoluzioni. Vedono crisi e sovversioni in ogni angolo, il che le rende paradossalmente più mobili, guardinghe. La rapidità con cui Putin decide le sue mosse è significativa: sia quando profitta della sua ricchezza energetica per legare a sé l’Ucraina e vietarle l’associazione con l’Unione europea, sia quando scarcera i propri dissidenti: tardi ma al momento giusto.
La sete dell’uomo forte non meraviglia. È la sete dei catastrofisti, ma anche di chi difende lo status quo. Solo i legislatori del futuro resistono. Sanno che il futuro dovrà costruirsi sul rispetto delle Costituzioni, e su un’idea di bene pubblico che è stata l’Europa a inventare, per far fronte col Welfare alla triplice sciagura della povertà, della disuguaglianza, delle guerre civili.
La Repubblica 24.12.2013

domenica 22 dicembre 2013

Appello all'Italia e all'Europa

Al Pre­si­dente della Repub­blica, Gior­gio Napolitano
Al Pre­si­dente del Con­si­glio dei Mini­stri, Enrico Letta
Al Pre­si­dente della Com­mis­sione Euro­pea, José Manuel Barroso
Al Gover­na­tore della Banca Cen­trale Euro­pea, Mario Draghi

La crisi dura ormai da sei anni. Inne­scata dalla povertà di massa figlia di trent’anni di neo­li­be­ri­smo, esa­spera a sua volta povertà e disu­gua­glianza. Mol­ti­plica l’esercito dei senza-lavoro. Distrugge lo Stato sociale e sman­tella i diritti dei lavo­ra­tori. Com­pro­mette il futuro delle gio­vani gene­ra­zioni. Pro­duce una gene­rale regres­sione intel­let­tuale e morale. Mina alle fon­da­menta le Costi­tu­zioni demo­cra­ti­che nate nel dopo­guerra. Ali­menta rigur­giti nazio­na­li­stici e neofascisti.
Con­ce­pita nel segno della spe­ranza, l’Europa unita arbi­tra della scena poli­tica con­ti­nen­tale rap­pre­senta oggi, agli occhi dei più, un potere ostile e minac­cioso. E la stessa demo­cra­zia rischia di appa­rire un mero simu­la­cro o, peg­gio, un peri­co­loso inganno.
Per­ché? È la crisi come si suole ripe­tere la causa imme­diata di tale stato di cose? O a deter­mi­narlo sono le poli­ti­che di bilan­cio che, su indi­ca­zione delle isti­tu­zioni euro­pee, i paesi dell’eurozona appli­cano per affron­tarla, in osser­vanza ai prin­cipi neoliberisti?
Noi cre­diamo che quest’ultima sia la verità. Siamo con­vinti che le ricette di poli­tica eco­no­mica adot­tate dai governi euro­pei, lungi dal con­tra­stare la crisi e favo­rire la ripresa, raf­for­zino le cause della prima e impe­di­scano la seconda. I Trat­tati euro­pei pre­scri­vono un rigore finan­zia­rio incom­pa­ti­bile con lo svi­luppo eco­no­mico, oltre che con qual­siasi poli­tica redi­stri­bu­tiva, di equità e di pro­gresso civile. I sacri­fici impo­sti a milioni di cit­ta­dini non sol­tanto si tra­du­cono in indi­genza e disa­gio, ma, depri­mendo la domanda, fanno anche venir meno un fat­tore essen­ziale alla cre­scita eco­no­mica. Di que­sto passo l’Europa la regione poten­zial­mente più avan­zata e fio­rente del mondo rischia di avvi­tarsi in una tra­gica spi­rale distruttiva.
Tutto ciò non può con­ti­nuare. È urgente un’inversione di ten­denza, che affidi alle isti­tu­zioni poli­ti­che, nazio­nali e comu­ni­ta­rie il com­pito di rea­liz­zare poli­ti­che espan­sive e alla Banca cen­trale euro­pea una fun­zione prio­ri­ta­ria di sti­molo alla crescita.
Ammesso che con­si­de­rare il pareg­gio di bilan­cio un vin­colo indi­scu­ti­bile sia potuto appa­rire sin qui una scelta obbli­gata, man­te­nere tale atteg­gia­mento costi­tui­rebbe d’ora in avanti un errore imper­do­na­bile e la respon­sa­bi­lità più grave che una classe diri­gente possa assu­mersi al cospetto della società che ha il dovere di tutelare.

Étienne Bali­bar, Alberto Bur­gio, Luciano Can­fora, Enzo Col­lotti, Mar­cello De Cecco, Luigi Fer­ra­joli, Gianni Fer­rara, Gior­gio Lun­ghini, Alfio Mastro­paolo, Adriano Pro­speri, Ste­fano Rodotà, Guido Rossi, Sal­va­tore Set­tis, Gia­como Tode­schini, Edoardo Vesen­tini 

Il Manifesto 22.12.2013

mercoledì 27 novembre 2013

Lettera ai Deputati e Senatori dei Coordinamenti di Vicenza e Padova in difesa della Costituzione


Il 10 dicembre verrà discusso alla Camera in seconda lettura il DDL 1359-B che, qualora approvato, renderà definitive le modifiche costituzionali, in primis la modifica dell’art. 138.
Dopo la grande manifestazione del 12 ottobre, è proseguita in tutta Italia una mobilitazione dal basso, spontanea e determinata nel proseguire nella resistenza contro lo stravolgimento della Costituzione ma, soprattutto per pretenderne l’attuazione.
Il Comitato Viva la Costituzione del Veneto è parte attiva e propopositiva in due coordinamenti nati nel Veneto: il Comitato Costituzione La Via Maestra di Padova e il Coordinamento per la Costituzione di Vicenza, di cui fanno parte molte realtà del mondo sociale e politico.
I due coordinamenti hanno autonomamente inviato le seguenti lettere a Deputati e Senatori del Veneto, chiedendo ragione del voto, già dato, al Senato, e del prossimo voto alla Camera.

In seguito renderemo pubblici sia il loro voto, sia le motivazioni che ci giungeranno, sia l'eventuale non risposta agli elettori. 


Deputata / Deputato,

Nella prima metà del mese di dicembre alla Camera verrà discusso il ddl n. 1359-B che prevede, oltre alla modifica dell’art. 138 della nostra Costituzione, l’istituzione di un Comitato di 42 Parlamentari che potranno intervenire sugli interi Titoli I, II, III e V della parte II, incluse “le modificazioni, strettamente connesse, ad altre disposizioni della Costituzione o di legge costituzionale”, ivi compresa, quindi, la I parte.
Praticamente, una “delega in bianco”.
Siamo qui a chiederle conto e ragione del suo prossimo voto: domandiamo che Lei chiarisca a questo Coordinamento, e agli elettori tutti, i motivi che lo che lei ritiene lo giustifichino.
La maggior parte dei costituzionalisti considera illegittima la modifica dell'art. 138 - norma fondamentale per la variazione della Costituzione - così come proposta, in quanto mette in discussione la natura stessa del nostro Ordinamento democratico come insieme coerente di principi inderogabili su cui si fonda la Repubblica.
Noi pensiamo che la Costituzione debba essere sottoposta a una “buona manutenzione” e soprattutto debba essere coerentemente applicata. Quello che si sta profilando è, invece, la pressoché totale riscrittura del dettato costituzionale. Sono, infatti, 69 su 139 gli articoli direttamente interessati dal processo di riforma, senza qui considerare, come visto in precedenza, gli altri “strettamente connessi”.
Inoltre, con la nuova procedura in deroga all’art. 138, viene praticamente esautorato il ruolo centrale e le prerogative del Parlamento e dei suoi singoli componenti, ai quali è inibita la possibilità di presentare emendamenti ai testi proposti dal governo, concentrando così nell'Esecutivo poteri estranei a quelli conferitigli dalla Costituzione e ai i principi di democrazia sociale previsti e garantiti dalla Carta.
In un suo scritto pubblicato nel 2009, Leopoldo Elia metteva in guardia dai rischi di un Potere costituito che opera come Potere costituente, travalicando i limiti di sovranità che appartengono al Popolo e solo ad esso.
Ancor più inaccettabile è il fatto che modifiche così importanti  vengano votate  da un Parlamento eletto con una legge che le forze politiche non si sono decise sin qui, stranamente, a cambiare. Senza considerare il fatto che queste cruciali modifiche al dettato costituzionale vengono attuate senza una adeguata informazione e una effettiva partecipazione dei cittadini al dibattito.
In poco tempo sono state raccolte quasi 500 mila firme di cittadini, sono state indette a giugno e ottobre manifestazioni altamente partecipate e centinaia di associazioni, comitati, organizzazioni sindacali, partiti e movimenti politici, si sono e si stanno mobilitando in tutta Italia, come non si vedeva da tempo nel nostro Paese, a difesa e per l’attuazione delle norme della Carta Costituzionale.
Questo “strappo” alle regole volute e previste dalle nostre Madri e dai nostri Padri costituenti appare ingiustificato e inammissibile, risultando in aperta sfida alla volontà popolare e in contrasto con i principi di rappresentanza previsti dal dettato Costituzionale.

Poiché il voto che lei esprimerà è di fondamentale importanza per la nostra democrazia e non può trovare giustificazione nell’osservanza della linea imposta dal partito di appartenenza, le chiediamo di inviarci le motivazioni del suo voto, in forma scritta, che renderemo pubbliche, a noi cittadine/i nonché elettrici/elettori che continueremo a impegnarci perché la Costituzione venga attuata e non stravolta.

In attesa di una sollecita risposta

FIRMATO A PADOVA da: Coordinamento Costituzione la Via Maestra

FIRMATO a VICENZA da:
Libertà e Giustizia di Vicenza e Bassano
Libera –  Coordinamento provinciale vicentino
Legambiente - Parco Retrone Vicenza
Comitato Viva la Costituzione del Veneto
Anpi Vicenza
C.G.I.L. Vicenza
S.E.L. Vicenza
P.D.C.I. Vicenza
P.S.I. Vicenza
Italia dei Valori, prov.di Vicenza
La Città Respira
Coordinamento dei Comitati
Associazione Luca Coscioni di Vicenza
Fondazione Capta onlus
Circolo Romano Carotti di Bassano
Associazione Femminile Plurale - Vicenza
Associazione Orizzonti Comuni - Vicenza
Arciragazzi Vicenza
Comitato Intercomunale Tutela Territorio Area Berica
Consorzio Cooperative sociali Prisma

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Senatrice/Senatore,

Il 23 ottobre 2013 è stato approvato in seconda lettura il DDL Cost. AS813-B che prevede, oltre alla modifica dell’art. 138 della nostra Costituzione, l’istituzione di un Comitato di 42 Parlamentari che potranno intervenire sugli interi Titoli I, II, III e V della parte II, incluse “le modificazioni, strettamente connesse, ad altre disposizioni della Costituzione o di legge costituzionale”, ivi compresa, quindi, la I parte.
Praticamente, una “delega in bianco”.
Siamo qui a chiederle conto e ragione del suo recente voto: domandiamo che Lei chiarisca a questo Coordinamento, e agli elettori tutti, i motivi che lo che lei ritiene lo giustifichino.
La maggior parte dei costituzionalisti considera illegittima la modifica dell'art. 138 - norma fondamentale per la variazione della Costituzione - così come proposta, in quanto mette in discussione la natura stessa del nostro Ordinamento democratico come insieme coerente di principi inderogabili su cui si fonda la Repubblica.
Noi pensiamo che la Costituzione debba essere sottoposta a una “buona manutenzione” e soprattutto debba essere coerentemente applicata. Quello che si sta profilando è, invece, la pressoché totale riscrittura del dettato costituzionale. Sono, infatti, 69 su 139 gli articoli direttamente interessati dal processo di riforma, senza qui considerare, come visto in precedenza, gli altri “strettamente connessi”.
Inoltre, con la nuova procedura in deroga all’art. 138, viene praticamente esautorato il ruolo centrale e le prerogative del Parlamento e dei suoi singoli componenti, ai quali è inibita la possibilità di presentare emendamenti ai testi proposti dal governo, concentrando così nell'Esecutivo poteri estranei a quelli conferitigli dalla Costituzione e ai i principi di democrazia sociale previsti e garantiti dalla Carta.
In un suo scritto pubblicato nel 2009, Leopoldo Elia metteva in guardia dai rischi di un Potere costituito che opera come Potere costituente, travalicando i limiti di sovranità che appartengono al Popolo e solo ad esso.
Ancor più inaccettabile è il fatto che modifiche così importanti  vengano votate  da un Parlamento eletto con una legge che le forze politiche non si sono decise sin qui, stranamente, a cambiare. Senza considerare il fatto che queste cruciali modifiche al dettato costituzionale vengono attuate senza una adeguata informazione e una effettiva partecipazione dei cittadini al dibattito.
In poco tempo sono state raccolte quasi 500 mila firme di cittadini, sono state indette a giugno e ottobre manifestazioni altamente partecipate e centinaia di associazioni, comitati, organizzazioni sindacali, partiti e movimenti politici, si sono e si stanno mobilitando in tutta Italia, come non si vedeva da tempo nel nostro Paese, a difesa e per l’attuazione delle norme della Carta Costituzionale.
Questo “strappo” alle regole volute e previste dalle nostre Madri e dai nostri Padri costituenti appare ingiustificato e inammissibile, risultando in aperta sfida alla volontà popolare e in contrasto con i principi di rappresentanza previsti dal dettato Costituzionale.

Poiché il voto che lei ha espresso è di fondamentale importanza per la nostra democrazia e non può trovare giustificazione nell’osservanza della linea imposta dal partito di appartenenza, le chiediamo di inviarci le motivazioni del suo voto, in forma scritta, che renderemo pubbliche, a noi cittadine/i nonché elettrici/elettori che continueremo a impegnarci perché la Costituzione venga attuata e non stravolta.

In attesa di una Sua sollecita risposta


FIRMATO A PADOVA da: Coordinamento Costituzione la Via Maestra

FIRMATO a VICENZA da:
Libertà e Giustizia di Vicenza e Bassano
Libera –  Coordinamento provinciale vicentino
Comitato Viva la Costituzione del Veneto
Legambiente - Parco Retrone Vicenza
A.N.P.I. Vicenza
C.G.I.L. Vicenza
S.E.L. Vicenza
P.D.C.I. Vicenza
P.S.I. Vicenza
Italia dei Valori, prov. di Vicenza
La Città Respira
Coordinamento dei Comitati
Associazione Luca Coscioni di Vicenza
Fondazione Capta onlus
Circolo Romano Carotti di Bassano
Associazione Femminile Plurale - Vicenza
Associazione Orizzonti Comuni - Vicenza
Arciragazzi Vicenza
Comitato Intercomunale Tutela Territorio Area Berica
Consorzio Cooperative sociali Prisma